Thursday, April 28, 2011

PERCHE' SENZA IMMAGINI?

-Perché viviamo bombardati dalle immagini e a forza di vedere abbiamo smesso di guardare. DOCUSOUND vi riprogamma il cervello e vi fa recuperare l’atrofizzata facoltà di prestare attenzione. Tutto gratis!

-Perchè usando soltanto i suoni per raccontare gli autori non cadono nella tentazione del reality show: chi vuole ascoltare qualche VIP di second’ordine impegnato a non morire di fame su un’isola deserta? Nessuno con tutte le rotelle a posto vuole ascoltare dei pasticceri in gara per la crostata del secolo. DOCUSOUND ci obbliga a raccontare storie interessanti!

-Perchè ascoltare una storia ed immaginarne i particolari è un esercizio della fantasia, tiene all’erta i neuroni e alcuni studi suggeriscono che faccia perdere il peso in eccesso (ma questo non è scientificamente provato).

-Perchè quasi un milone di persone in Italia sono ipovedenti o non vedenti, cioè ai margini o totalmente esclusi dalla comunicazione basata sulle immagini, che è il 90% della comunicazione. DOCUSOUND è come un supereroe che riporta la giustizia dove giustizia non c’è.

-Perchè molte storie importanti che meritano di arrivare ad un pubblico vasto sono difficilmente accessibili perché non sono “mostrabili” e restano nel buio. Invertendo la prospettiva e mettendo da parte le immagini si aprono le porte di storie incredibili. “Ferrante: liberi di imparare” è una storia che non potrà mai esistere in immagini. Approfittatene gente!

-Perchè l’audio è enormemente più semplice da gestire del video, ha meno variabili da controllare, si presta ad essere usato anche da non professionisti, con risultati apprezzabili in tempi rapidi. E’ perfetto se vuoi coinvolgere un esercito di ascoltatori attenti e curiosi e trasformarli in narratori. Fatevi sotto! (Il costume da supereroe ve lo mandiamo per posta!).

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Wednesday, April 27, 2011

Radiodoc: C'E' UN MAGO IN CUCINA

Se ti dico cibo e sensi, l'udito non è che sia il primo dei sensi che ti viene in mente, no? Ma i ragazzi del DOCUSOUND LAB 2010 sono dei duri, e siccome quando il gioco si fa duro i duri cominciamo a giocare, abbiamo preso microfoni e registratori e siamo scesi in campo, e fermaci se puoi! Abbiamo raccontato Magorabin, un mago dell'alta cucina e la sua arte, senza altri sensi che l'udito. Eppure in "C'è un mago in cucina" si sentono i gusti e i profumi e si vedono i colori dei piatti; ma si sente molto di più: si sentono i nervi scoperti in cucina, si sente la stanchezza, si sente la determinazione del talento che ogni giorno sa di dover essere all'altezza di se stesso. Gustatevelo, solo con le orecchie!

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Tuesday, April 26, 2011

Radiodoc: LA VERTIGINE DEL CORAGGIO

Quando ero piccola e mi portavano al circo, i miei preferiti erano i trapezisti, perché si mettevano il borotalco sulle mani, facevano la nuvoletta bianca e io credevo che quello trasformasse il loro peso in coraggio. Adesso lo so che il borotalco non trasforma il peso in coraggio, ma ancora non ho capito dove lo trovano il coraggio, i trapezisti.
Però glielo vedi negli occhi, glielo senti nella voce che non hanno paura, perché “il trapezio mette alla prova la tua capacità di sostenere te stesso” e quando sai sostenere te stesso, di cosa devi aver paura?
I ragazzi di VERTIGINE non hanno paura e sanno bene cosa vogliono: vogliono togliere il fiato a noi che li guardiamo volteggiare a 15 metri d’altezza, camminare sul filo o schiacciarsi fino ad entrare in un acquario da salotto! E sanno bene che per realizzare il sogno di stupirci devono venire ammessi alla scuola e lavorare duro per due anni. A sentirli non sembra che l’idea li spaventi, anzi.

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Monday, April 25, 2011

La Storia non è ancora finita

Oggi è il 25 Aprile e per noi di DOCUSOUND anche questo è il giorno della memoria.
La Storia non è ancora finita, di Monica Schettino, ci fa scoltare una voce resistente, una voce, quella di Fiamma, che traccia una linea continua fra la Resistenza e le migliaia di resistenze, ovunque nel mondo, che non hanno ancora trovato una voce.
Monica Schettino ha scritto un testo liberamente tratto dal racconto di Fiamma (Anna Marengo Beck) Una storia non ancora finita, Premio Prato, 1952 e dal suo Diario inedito, e Partizia Zambrano le ha imprestato la sua voce.
"La Storia non è ancora finita" è anche un blog.

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Friday, April 22, 2011

DOCUSOUND intervistato alla radio

DOCUSOUND ha rilasciato la sua prima intervista alla radio!!!
La potete ascoltare qui

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Thursday, April 21, 2011

Radiodoc: DOCUSOUND su Radio Tre

Sabato 15 gennaio, alle ore 19 su Radio 3, DOCUSOUND è sbarcato su Radio 3. All'interno de Il Cantiere è andato in onda "Il futuro visto da qui" realizzato da Matteo Bellizzi e prodotto dal Salone del Libro di Torino per il progetto "Adotta uno scrittore". Si tratta di un'edizione radiofonica di 25 minuti del documentario Ferrante: Liberi di imparare che potete ascoltare sul nostro sito. Il viaggio di DOCUSOUND alla radio è cominciato e non vuole fermarsi! Stay tuned!

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Wednesday, April 20, 2011

Sentire e/o ascoltare

Che tra sentire e ascoltare ci sia una differenza è diventato un luogo comune.
Più immediato e superficiale è il “sentire” mentre l'“ascoltare” è una maniera più mediata e consapevole di udire, che implica un'elaborazione dello stimolo sensoriale.
Provo ad ascoltare l'appartamento dove abito e mi viene da chiudere gli occhi (per guardare meglio mi sarei tappato le orecchie?). C'è il ticchettio di un orologio, la ventola del computer, lo scarico d'acqua dei vicini (di notte si sente anche un armadio che cigola o l'interruttore della luce), i bambini che giocano in cortile, il canto di un uccello, l'autobus di linea che prende velocità dopo il cavalcavia...
E' l'impronta sonora della mia casa, la conosco, la abito, mi avvolge senza che ne sia del tutto cosciente. La “sento” tutti i giorni ma ne sono cosciente sono nei momenti in cui la “ascolto”. Se vado a casa di amici o dormo una notte in albergo mi accorgo della differenza. Tutti i suoni sono nuovi, da interpretare, sento di meno e ascolto di più, insomma.
Se volessi raccontare l'impronta sonora della mia casa registrando e successivamente mettendo in successione quei suoni, oltre che “ascoltare” in fase di ripresa avrei bisogno di un ulteriore livello di attenzione: valutare cioè quanto quei suoni, - presi nella singolarità e messi in successione tra loro - siano anche “audiogenici” e cioè capaci di essere espressivi e significativi anche per persone che non abitano la mia casa.
Questo della casa è solo un esempio, il primo e il più ovvio.
Il mondo è pieno di ambienti, suoni, musiche, voci, storie interessanti verso cui possiamo volgere nostro ascolto e il nostro microfono. Ogni volta, sia in fase di ascolto e registrazione che in quella di montaggio, dobbiamo imparare a valutare il potenziale audiogenico di ogni suono, e cioè la sua chiarezza e la sua evidenza, insomma quello che lo affranca da un “sentire” frettoloso e lo rende degno di “ascolto” e cioè capace di evocare e di raccontare.

Pino Pace

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Tuesday, April 19, 2011

Radiodoc: Mai arrendersi mai

MAI ARRENDERSI MAI. Storie di genitori resistenti.
Una nascita: aspettative, speranze, un progetto di vita.
Poi qualcosa non va nella direzione prevista, un medico pronuncia la parola ‘disabile’ e il progetto di vita iniziale viene stravolto; niente è come prima.
A cambiare sono soprattutto gli sguardi degli altri. Per strada, quando cominciano le prime passeggiate. A scuola, quando i compiti da fare il più delle volte non sono gli stessi dei compagni. A casa, quando hai 16 anni e voglia di uscire ma il telefono per te non squilla mai.
Poi però un gruppo di genitori decide di riunirsi; partecipa ai convegni, tiene lezioni nelle aule universitarie ai futuri medici ed insegnanti, entra nelle scuole e parla con i bambini di disabilità. Ciascun genitore racconta suo figlio e lo descrive attraverso il suo personale punto di vista.
Prende la parola la mamma di Roberta, una ragazza bionda di 20 anni, che vuole lavorare con i bambini e a cui piace ballare; poi comincia a raccontare il papà di Federico dell’ultimo giro per il mondo in bicicletta fatto con suo figlio. Dopo di lui parla Daniela, la mamma di Valeria, laureata con lode in Scienze internazionali e diplomatiche, appassionata di concerti e amante della Bassa Emiliana. E poi la mamma di Lele, di Gin, di Michela e con loro altri genitori.
Ecco, forse è cominciata una piccola rivoluzione.
Tu che sei in prima fila e ascolti non distingui più se la persona di cui stanno parlando è down, autistica o cos’altro perchè finalmente ti viene presentata in maniera adeguata: con un nome e un cognome.
Perchè un disabile è prima di tutto PERSONA; è un fratello, una sorella, un cugino, un amico.
Ha, come tutti, gusti e inclinazioni personali; ha limiti evidenti, che non può nascondere come invece può fare chi disabile non è, ma è anche dotato di potenzialità e risorse.
Ti accorgi che il punto di vista di questi genitori è parziale perchè filtrato dall’affetto, ma non necessariamente meno autorevole di quello di medici e altri professionisti.
Perchè l’affetto è un filtro che non distorce la realtà, ma che semplicemente ne porta a galla gli aspetti migliori.
E se un professionista ha un’ indispensabile competenza specifica, in qualità di medico, insegnante o educatore, un genitore conosce l’individualità della persona e i due saperi devono essere affiancati e sostenersi a vicenda.
Sono genitori “resistenti”, questi, perchè con il loro impegno si oppongono ad una forma mentale, ad una tendenza culturale che si ispira ad un improbabile modello di perfezione al quale adeguarsi ad ogni costo e che sottovaluta ed emargina chiunque non risponda a determinati criteri di produttività.
E sono “resistenti” perchè tengono duro, il loro impegno non può conoscere soste; è costante, quotidiano e dura per tutta la vita.
E quando ti alzi e te ne vai, tu che disabile non sei, capisci che quello che hai ascoltato in fondo riguarda anche te. Che perfetto non sei e che hai a che fare tutti i giorni con altre persone altrettanto imperfette; che fino ad oggi hai concepito come efficace il solo linguaggio verbale, mentre esistono mille modi di comunicare; e che, soprattutto, come dice Claudio Imprudente, fino ad oggi non hai mai pensato realmente di metterti allo stesso livello di una persona disabile, di guardarla negli occhi e considerarti alla pari.

Stefania Claudio

La foto di coperina è di Erica Borghi

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Monday, April 18, 2011

Radiodoc: Preghiera di strada

Preghiera di strada ci ha convinto una volta di più che ora abbiamo davvero uno strumento giusto per raccontare realtà difficili: l’audio deve essere privilegiato in certi casi, in casi come questo in cui è proprio il visivo ad essere pericolosamente ambiguo. Mostrare le ragazze di strada sulla superfice del video, oltre a rappresentare un evidente ostacolo al racconto, prima di tutto avrebbe fatto passare la loro storia dagli occhi: le avremmo “esposte”, così come sono esposte ai nostri passaggi in macchina, alle occhiate furtive, al nostro giudizio. E’ una realtà che crediamo di conoscere perchè le vediamo, mai perchè l’ abbiamo ascoltata; ecco che la forza di un passaggio, anche breve, come il nostro che mette l’ascolto al centro, è un atto di tutela che fa coincidere identità con dignità. Le ragazze, sentendo che eravamo di una radio - così abbiamo detto, per farci capire - non avevano più paura, hanno acettato la presenza di estranei che non erano lì per i loro corpi ma per le loro voci.Una volta di più sono convinto che per far vedere gli invisibili occorre semplicemente dargli voce.

Matteo Bellizzi

La foto di copertina è di Elena Perlino

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Amici Di Lazzaro

Cos'è DOCUSOUND

Buongiorno,

siamo quelli di DOCUSOUND, quelli che raccontano la realtà senza le immagini. I nostri documentari si chiamano in mille modi: documentari d'ascolto, radio documentari, audio storie della realtà...a noi piacciono tutte, perchè tutte catturano una qualità diversa delle cose che facciamo.
Ti chiediamo di chiudere gli occhi ed aprire le orecchie.
E' molto semplice: vai su DOCUSOUND e clicchi le storie che ti piacciono: le puoi ascoltare in streaming, oppure in podcast, puoi condividerle come vuoi e dove vuoi (aderiamo a creative commons).
Ci sono i DOC (documentari, contrassegnati con un cerchietto D) e ci sono i RITRATTI (cerchietto R); il cerchietto L significa che i doc sono stati prodotti all'interno del LAB (spiegazione in un post a seguire); ci sono cose molto brevi e cose soltanto brevi, ci sono anche cose lunghe (ma divise in sottocose brevi, così se una traccia non ti piace vai alla seguente). Poi ci sono un mucchio di altre cose che sveleremo man mano e che puoi trovare su www.docusound.it.
Questo blog è il nostro modo di chiedere a voi di partecipare a DOCUSOUND, di suggerirci storie, commentare i nostri radiodoc, di farci conoscere ai vostri amici e agli amici dei vostri amici.

Buon ascolto e a presto!

Saturday, April 16, 2011

DOCUSOUND LAB: impara a raccontare le tue storie con i suoni!


Quando abbiamo cominciato il DOCUSOUND LAB mi sentivo come un pioniere del west: sapevamo che “laggiù” c’era il paese dell’oro, abbiamo caricato la carovana e siamo partiti, ma non avevamo esattamente un piano, la strategia era del tipo “fai-un-passo-alla-volta-e-non-far-capire-che-hai-paura”.
La nostra versione della conquista del far west era mettere insieme un gruppo di vedenti e di non vedenti e capire insieme come si racconta una storia senza usare le immagini; come si fa una fotografia, ma con un registratore al posto della macchina foto; come si usano i suoni, i rumori, i silenzi e le parole per raccontare lo spazio ed il tempo.
Era un’idea naïve, ma molto molto seducente. Se l’idea non sembrasse naïve abbastanza, vi presento i partecipanti al primo DOCUSOUND LAB di Torino: un regista, un non vedente mago del computer a cui il ragazzino di War Games gli fa il solletico, una sfegatata tifosa del Genoa non vedente, un cacciatore di suoni (si, proprio così: uno che va in giro per la città a scattare istantanee sonore), un produttore di documentari, una ballerina di danza del ventre, un’autrice di documentari sociali, un portiere di notte, una centralinista non vedente, un ragazzo ipovedente che nel tempo libero gareggia in barca a vela e uno scrittore di libri per ragazzi. In 11 avremmo anche potuto formare una squadra di calcio se non fossimo stati tanto impegnati a parlare di audio e di storie.
Per cinque martedì nel mese di maggio 2010 ci siamo incontrati e abbiamo chiuso gli occhi per due ore; abbiamo sviscerato il mondo del suono, dei rumori, dei ricordi sonori, abbiamo scoperto che ci sono amicizie che si nutrono di audiolettere, che si possono distinguere i tram dal rumore che fanno mentre rallentano alla fermata e che puoi capire a che punto del percorso sei se ascolti l’accento dei passeggeri; che ogni stadio ed ogni partita di calcio hanno un suono speciale, così come ce l’hanno i ricordi; ognuno ha raccontato la sua giornata per suoni ed eccetto che per il caffé e l’accensione del computer, nessuno ha usato gli stessi suoni di un altro! Da questa prima edizione del DOCUSOUND LAB sono nati “C’è un mago in cucina” e “La via delle spezie”, due audioritratti di cuochi che trovate in questa prima uscita del nostro radio-magazine.
A ruota, dopo Torino abbiamo tenuto un altro DOCUSOUND LAB a Vercelli a giugno, dove abbiamo aperto la porta all’introspezione: i partecipanti si sono raccontati con i suoni: un audio-autoritratto per raccontare chi siamo, come ci vediamo, come ci riconosciamo senza guardarci. Da questo LAB è germogliato il progetto di una mostra al buio di questi audioritratti.

Da parte nostra possiamo dire che abbiamo trovato la nuova chiave che stavamo cercando, una freschezza (vorrei dire di sguardo!) che ci trasporta in un territorio vergine, che non vogliamo conquistare ma solo conoscere e far conoscere. I non vedenti ci hanno insegnato a “fidarci” dei suoni, a non fermarci alla superficie di quello che si vede perchè a volte si osserva meglio se si aprono le orecchie.

La carovana del DOCUSOUND LAB si è fermata per far riposare i cavalli, presto ripartiremo e ci piacerebbe che sempre più persone volessero viaggiare con noi, nei LAB e su docusound.it.

Per maggiori informazioni su come iscriversi ad un DOCUSOUND LAB o portarne uno nella vostra città scrivete a lab@docusound.it.

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Wednesday, April 13, 2011

La mappa sonora di Roma: disegnala tu!

I luoghi hanno un volto, questo lo sappiamo tutti. E sappiamo anche che hanno una voce, ma siamo abituati a pensare che se il volto di un luogo è prezioso immortalarlo, perchè cambierà di sicuro e quindi è bene fissarsi nella memoria come è ora, la voce di quello stesso luogo è considerata un po' meno destinata al cambiamento, un po' meno urgente.
Questo non è vero, e lo sanno bene i ragazzi dell' Archivio Italiano Paesaggi Sonori che organizzano la mappatura sonora di Roma. E' un modo meraviglioso di scoprire la voce della città, scoprire come cambia e lasciarsi raccontare le sue storie.
Qui trovate le informazioni per partecipare. Le iscrizioni sono aperte fino a fine aprile.

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